Gli ultimi chilometri di Ruta 40 che ci separano da Mendoza sono attraversati da decine e decine di corsi d’acqua. Alcuni sono talmente grandi da costringerci a guadi molto impegnativi, altri sono poco più che rigagnoli, altri ancora sono in secca. La strada è un continuo saliscendi: in corrispondenza di ogni minuscolo corso d’acqua l’asfalto descrive un piccolo avvallamento. Passare qui d’inverno, non deve essere semplice.
Mendoza è la prima città con un’atmosfera spiccatamente europea che ci capita di visitare. L’ingresso è faticoso come in tutte le grandi città del Sudamerica ma qui sembra di essere lontani anni luce da Lima o La Paz. È un’impressione complessiva difficile da spiegare, un’atmosfera che non si lascia scomporre facilmente. In primo luogo le persone: il loro modo di vestire, il loro incedere, l’indifferenza, (altrove molto rara) che mostrano al nostro passaggio. Poi le architetture, il temperamento degli automobilisti, le insegne dei negozi: tutto contribuisce a farci percepire Mendoza come familiare, vicina, in qualche modo già vista.
Il primo appuntamento del nostro soggiorno in città è la visita alle cantine Renacer. Un cancello in legno semplice ma elegante ci apre le porte sui 20 ettari di vigneti della “Bodega” e Patricio Reich, per tutti Pato, ci accoglie sorridente nella sua splendida tenuta nella zona di Luján de Cuyo. Pato ha 30 anni, è cileno ma vive qui a Mendoza ormai da 3 anni. La sua famiglia ha comprato questi terreni nel 2002 e da allora, giovanissimo, si occupa della gestione di questa splendide vigne di Malbec e Syrah.
Un po’ distaccata dal resto dei filari c’è la parte della tenuta dove si coltivano le uve per l’Enamore, un particolare tipo di Amarone che Renacer produce e distribuisce in partnership con la cantina Allegrini di Verona. Pato ci mostra tutte le fasi della produzione del vino, dalla cernita degli acini migliori alla fermentazione in barrique o nei silos d’acciaio. «Siamo la prima cantina Argentina – ci dice con un pizzico d’orgoglio – a esportare questo tipo di vino in Italia».
Alla fine della visita non ci resta che salutarlo. Non prima, però, di aver degustato un bicchiere d’Enamore e di aver brindato al proseguimento del nostro viaggio.
Daniele Tagliavia
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