Partesa On The Road 20°

Partesa On The Road 20
Partesa On The Road 20° è una consegna estrema: il viaggio con cui Partesa festeggia 20 anni di attività, all'insegna della sua mission: distribuire ovunque il meglio. Un equipaggio di 6 persone, a bordo di un Eurocargo e di un Massif Iveco, è partito da Milano il 18 gennaio. Attraversando l'Ecuador, il Perù, la Bolivia e l'Argentina raggiungerà Ushuaia il 25 marzo per effettuare La Grande Consegna di Birra Moretti. Sarà un viaggio indimenticabile. Seguitelo giorno dopo giorno, su queste pagine.

16 marzo 2011

Esquel-Rio Mayo: intorno soltanto la Patagonia




Oggi la Patagonia smentisce le mie impressioni di ieri, e si avvicina rapidamente all’idea che avevo coltivato nel mio immaginario. Appena partiti da Esquel il verde intenso dei boschi intorno a Bariloche e il blu dei laghi della ruta de los siete lagos sembra in un altro continente, quando invece è appena 200 chilometri più a Nord.
Lasciata Esquel il paesaggio si svuota completamente. E intorno a noi non c’è nulla. Soltanto vegetazione bassa, e i tralicci della corrente elettrica. Tutto in una diffusa dominante di giallo intorno. La ruta 40 sembra come estranea alle pianure che attraversiamo: i margini poco marcati della carreggiata e la quasi totale assenza di segnaletica danno l’idea che quella strada sia lì appoggiata, quasi per caso.
La mattina va via monotona, senza sorprese. Nei 400 chilometri della tappa di oggi si fa presto a fare un elenco dei nostri incontri: un fenicottero rosa (bellissimo) che riposava su uno stagno, un gregge di sette (non di più) pecore, e un gaucho. E poi a farci compagnia, per qualche chilometro, l’arcobaleno.


Per il pranzo ci fermiamo in una minuscola località da qualche parte tra il nulla di prima e il nulla di dopo e mentre il pomeriggio scende stancamente, anche lui avido di novità, succede di nuovo.
Capita, dopo chilometri di nulla, di vedere una piccola casa a volte una baracca. Una sola. Davanti ha solo la strada, niente alle spalle, niente ai lati. Quando me ne accorgo penso all’ultima traccia di umanità che avevamo incrociato, prima, e da lì in poi inizio a contare quanti chilometri percorriamo prima di trovarne un’altra, dopo. Sulle prime penso che magari è l’inizio di un centro urbano, o che di lì a poco ci saranno altre case, magari un piccolo borgo, a dare senso e ospitalità a quell’abitazione desolata. Ma passano lunghissimi minuti, a volte ore e non ne incontro più. Allora ripenso a quella casa e mi verrebbe voglia di scendere, di chiedere alle persone che la abitano il perché: perché proprio lì, perché non prima, perché non dopo, perché così isolata, perché in mezzo al niente. Vorrei sapere come vivono, come fanno a procurarsi il cibo, come passano le loro giornate. Mi piacerebbe capire cosa vuol dire vivere isolati, avendo come rumore di fondo soltanto il rumore dei (pochi) mezzi che attraversano la ruta 40 da queste parti.
Ma tutte le volte siamo ormai troppo lontani, ed è ormai troppo tardi. E me ne dimentico. Almeno finché non ne incontriamo un’altra.

le foto e il video della giornata



Daniele Tagliavia





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