Partesa On The Road 20°

Partesa On The Road 20
Partesa On The Road 20° è una consegna estrema: il viaggio con cui Partesa festeggia 20 anni di attività, all'insegna della sua mission: distribuire ovunque il meglio. Un equipaggio di 6 persone, a bordo di un Eurocargo e di un Massif Iveco, è partito da Milano il 18 gennaio. Attraversando l'Ecuador, il Perù, la Bolivia e l'Argentina raggiungerà Ushuaia il 25 marzo per effettuare La Grande Consegna di Birra Moretti. Sarà un viaggio indimenticabile. Seguitelo giorno dopo giorno, su queste pagine.

23 marzo 2011

Perito Moreno: il ghiacciaio che vive



La parete Sud.
Dall’ingresso del parco nazionale “Los Glaciares” in poi, la strada si fa tortuosa: si costeggia il lago argentino in attesa di iniziare a vedere il Perito Moreno. Ogni curva sembra quella “buona”, ma la vista del ghiacciaio si fa attendere per poi sorprenderci: fuori da una curva a destra è lì, a qualche centinaia di metri da noi.
La sosta per scattare le prime foto dura poco perché vince la voglia di avvicinarsi ancora, di arrivare al molo da cui parte il nostro battello e di vederlo da molto vicino.


Una piccola imbarcazione ci porta “sotto” la parete Sud del ghiacciaio che se da lontano sembrava massiccia, immobile e omogenea, da qui sotto invece racconta tutta un’altra storia: ricca, viva ma soprattutto cangiante.
La luce del sole infatti, filtrata e scomposta da nuvole frequenti e dispettose, scrive sulla parete un racconto di ombre e di colori seducenti, da seguire con il fiato sospeso.
I crepacci in cima alla parete brillano di un blu intenso che diventa viola dentro la pancia del ghiacciaio, i blocchi di ghiaccio ai suoi piedi sembrano invece illuminati da una luce turchese che sfuma verso il bianco, mentre sulla “cresta” le nuvole disegnano fantasie e trasparenze imprevedibili.
Il colore del ghiaccio è il turchese, non il bianco.

La vita.
Il Perito Moreno non è soltanto un’enorme distesa di ghiaccio, ma un organismo con un suo ritmo vitale scandito, di tanto in tanto, dal violento distacco di un enorme fronte di ghiaccio in corrispondenza del punto di passaggio tra i due rami del lago.
Questo violento crollo è l’epifania di un processo, altrimenti invisibile, che anima costantemente il ghiacciaio. Quando la parete che scivola costantemente verso est si appoggia sulle rocce che delimitano il lago dalla parte opposta, l’acqua, ormai ostruita nel suo fluire naturale si ricava, poco a poco, un piccolo passaggio attraverso la parete. Dopo settimane, a volte mesi, la feritoia diventa una galleria che si allarga finché il tetto, a un tratto, collassa.


Purtroppo in questo momento il ghiacciaio è ancora lontano dalla costa, e per assistere a questo spettacolo dovranno passare ancora anni. Bruna (in foto) però – la nostra guida – riesce a restituirmi, con il suo racconto, tutta l’emozione di questo sussulto vitale, di questo respiro del ghiacciaio. «Quando l’acqua ha ormai scavato una galleria molto ampia – mi racconta senza riuscire a togliere lo sguardo dal panorama – gente da tutta l’Argentina prende l’aereo o si mette in auto per venire fino a qui: centinaia di persone si accampano per ore, a volte per giorni, aspettando che arrivi il crollo».

Sì perché il distacco della parete ci tiene in qualche modo ad annunciarsi e a caricare l’aria di attese con tanti piccoli crolli che precedono il collasso definitivo. «Sulla strada – mi racconta - si crea una coda interminabile, la gente si accalca, e ogni sussulto del ghiacciaio è anticipato da un religioso silenzio prima, e festeggiato da applausi e urla dopo. Tutti sono pieni di passione e di amore. È bellissimo». Adesso mi sembra che preferisca interrompersi, per non essere sopraffatta dall’emozione.
E a me vengono i brividi.

Le foto e il video (da non perdere) di oggi



Daniele Tagliavia






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