Il meteo cambia i nostri programmi per la giornata di oggi e la sottile pioggia ci consiglia di non imbarcarci verso le isole degli Uros sul lago Titicaca. Le chiamano “Islas flotantes” perché altro non sono che un tappeto di “totoras”, delle canne lacustri che vengono legate insieme a formare dei piccoli isolotti. Il Titicaca va preso sul serio e se il meteo non è favorevole è meglio andare a fare un giro nel centro della città. La prima tappa la facciamo al mercato. Ugo vuole fare qualche ritratto della coloratissima e sempre affascinante umanità peruviana.
Lui riesce sempre ad avvicinare le persone con discrezione, senza infastidirle. Il piccolo monitor della sua macchina fotografica digitale è un’arma in più, soprattutto con i bambini. Appena dopo lo scatto può regalargli l’anteprima della foto, e renderli felici. Il nostro protagonista di oggi è lui, John Jefferson di 5 anni, figlio di una delle tante venditrici di frutta del mercato, che come una vera star si concede a Ugo senza alcuna ritrosia.
Il mercato “vive” dentro una costruzione a due piani coperta da una tettoia spiovente. Al primo piano venditori di frutta e macellai, al secondo botteghe di tessuti, abiti e souvenir di ogni genere. A incuriosirmi è un piccolo chioschetto in cui un omino curvo lavora silenziosamente, coperto da una pila di cappelli. Non è un venditore, come mi era sembrato. Lui i cappelli non li vende ma li ripara. Gli chiedo il costo delle riparazioni: dai 2 ai 10 dollari americani, ma mi sembra di infastidirlo e così decido di proseguire.
Lasciamo il mercato e decidiamo di andare nella piazza principale di Puno: Plaza de Armas. Sulla strada però, notiamo una parete tappezzata di cartelli colorati e una folla ordinata a osservarla e, sulle prime, non capiamo. Jenero, un signore distinto di mezza età mi avvicina incuriosito dalle nostre divise e mi chiede da dove veniamo e cosa facciamo lì.
Mi spiega che quelli che riempiono il muro sono annunci, e che le persone che vedo sono in cerca di lavoro. Lui ha 52 anni e nella vita fa l’assicuratore, anzi faceva. Sì perché un rigagnolo della crisi globale di questi anni è arrivato anche qui a Puno, al confine tra Perù e Bolivia, a 3800 metri sul livello del mare. «Nessuno – mi dice con un misto di rabbia e rassegnazione – vuole più assumere un uomo della mia età. Così ogni giorno vengo qui in cerca di qualche annuncio che possa interessarmi». Come lui ce ne sono tantissimi. Sono tutti schierati molto ordinatamente, a tre o quattro metri di distanza dal muro degli annunci. Un ordine e un silenzio assolutamente dissonanti con il caos che regna tutt’intorno. Sul muro annunci di tutti i tipi: offerte e richieste di lavoro ma anche annunci immobiliari e di vendita di oggetti. Saluto Jenero facendogli il mio in bocca al lupo e proseguo nel mio andare da flanuer in giro per Puno.
Decidiamo di prendere un taxi e andare al mirador, in cima a una delle colline che domina la città. Da qui si vede tutta Puno. Una città di certo non bella, confusa e poco curata, soprattutto ai nostri occhi ancora pieni della bellezza di Cusco. L’unico vero vanto di questa cittadina di confine è il presidio di una delle rive del lago Titicaca. Il vero spettacolo che da qui su ci possiamo godere.
Domani si riparte. Lasceremo il Perù ed entreremo in Bolivia, diretti a La Paz.
qui il video della giornata del nostro Luca
Daniele Tagliavia
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