La nostra avventura verso il Machu Picchu inizia già ieri sera. Alle 17 Luis, la nostra guida, ci viene a prendere in albergo e da Cusco partiamo in auto diretti alla stazione di Ollantaytambo, dove l'aria inizia a riempirsi di aspettative e curiosità. È ormai buio, e centinaia di turisti da tutto il mondo aspettano come noi di salire sull'Inca Rail, un piccolo trenino blu che sembra venire da qualche posto dell'immaginario a metà strada tra l'Orient express e i treni a vapore che solcavano il far west americano. Il tetto delle carrozze ha delle ampie vetrate che regalano uno spettacolo unico: siamo dentro la gola dell’Urubamba, la ferrovia corre tra il fiume, che scorre violentissimo e rumoroso, e la parete rocciosa, ricoperta dalla vegetazione amazzonica. Quando arriviamo ad Aguas Calientes è già sera e a me sembra che la difficoltà nel raggiungerlo, conferiscano al Machu Picchu fascino, che siano quasi un attributo di grandezza. Il viaggio in auto, poi il treno, il pernottamento e poi ancora la ripida ascesa in autobus sembrano quasi delle prove, e ci danno la misura di quanto la collina che ospita i resti della cittadina Inca sia sperduta tra la fine delle Ande e l'inizio della foresta amazzonica.
Stamattina alle 6 ci diamo appuntamento con Luis per prendere l'autobus che ci porterà sino alle rovine. Vogliamo arrivare presto per evitare il momento di massimo afflusso turistico e per goderci l'alba. Arrivati alle porte del parco archeologico, decidiamo di andare subito nella parte alta, la zona panoramica. Ugo e Luca sono pronti per le foto e le riprese, ma per lo spettacolo dobbiamo ancora aspettare. La nebbia, un velo sottile steso sulla città antica ce lo nega, ma ancora per poco.
Via il velo.
Machu Picchu è lì. Sotto di noi.
Mentre ci spostiamo la foschia si muove in banchi piccoli e veloci e lo spettacolo di luci cambia sempre, è sempre diverso. La città, costruita quasi interamente con il granito della montagna, dà insieme una sensazione di precarietà, costretta com'è tra due pareti ripidissime, e di stabilità, costruita com'è con la stessa pietra della montagna, di cui sembra un’estensione inamovibile. Intanto il sole si alza, arrivano i turisti, e noi ci dedichiamo al giro del parco archeologico. Il Machu Picchu è una città costruita nella seconda metà del quindicesimo secolo ed è stata risparmiata dagli spagnoli, che non la trovarono mai. Fu costruita durante il 15esimo per farne un avamposto di osservazione astronomica e un luogo di culto, ma già nel 1520 venne abbandonata per ragioni ancora misteriose.
Mentre Luis completa il giro delle rovine decido di tornare su uno dei punti che offrono la vista migliore sulla città, per godermi lo spettacolo un'ultima volta.
Mai visto niente di simile.
Impossibile trovare, d'ora in poi, qualcosa di simile.
Daniele Tagliavia
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