Partesa On The Road 20°

Partesa On The Road 20
Partesa On The Road 20° è una consegna estrema: il viaggio con cui Partesa festeggia 20 anni di attività, all'insegna della sua mission: distribuire ovunque il meglio. Un equipaggio di 6 persone, a bordo di un Eurocargo e di un Massif Iveco, è partito da Milano il 18 gennaio. Attraversando l'Ecuador, il Perù, la Bolivia e l'Argentina raggiungerà Ushuaia il 25 marzo per effettuare La Grande Consegna di Birra Moretti. Sarà un viaggio indimenticabile. Seguitelo giorno dopo giorno, su queste pagine.

23 febbraio 2011

Puno-La Paz. Entriamo in Bolivia


Appena partiamo da Puno diretti a La Paz, mentre il lago Titicaca alla nostra sinistra ci tiene compagnia durante le prime ore di viaggio, ripenso ai dieci giorni che abbiamo passato in Perù e a quello che questo soggiorno ci ha lasciato.
Penso all’emozione del Machu Picchu, impossibile da descrivere. Ai bambini della Sagrada Familia, che hanno riempito di umanità il nostro incedere veloce e a volte frenetico dal nord al sud del paese. E poi ancora alle linee di Nazca, i grattacieli del centro di Lima e i portici di Cusco. Il deserto del Sechura e la costa pacifica. Dieci giorni intensi alla scoperta di un paese splendido, che ci hanno condotto verso i prossimi capitoli del nostro viaggio. La Bolivia prima, l’Argentina poi.

Quando al confine manca ormai poco, ci fermiamo sul ciglio della strada per rifornire l’Eurocargo. Scendo dal fuoristrada e mi accorgo di essere ospite di uno scenario surreale. Per qualche minuto ho la sensazione di rallentare, di abbandonare i ritmi serrati del nostro viaggiare per sincronizzarmi con quelli di questa fresca piana andina, delimitata da una corona di vette innevate. A pochi metri da noi un binario piccolo e solitario, chissà da dove viene, chissà dove arriva, chissà se è abbandonato o se magari prima o poi, da lì, passerà un treno. Poco lontano, sulla strada, una donna sola con uno zainetto sulle spalle mi indica che lì probabilmente c’è una fermata dell’autobus. E mentre scorgo l’immancabile piccola baracca apparentemente abbandonata, osservo due bambini che, armati di bastoni di legno, si allontanano in compagnia di una mandria di non più di quattro mucche, che quasi sfiorano gli sportelli del Massif. Incuranti di noi e del nostro tempo occidentale.



In pochi metri intorno a me il tempo andino, placido e quasi pigro, mi ha mostrato il suo volto più bello. La mia “escursione” però finisce presto. La sosta è finita, e noi abbiamo un confine da attraversare e ancora molti chilometri da percorrere prima di arrivare a destinazione.

Superiamo la frontiera e arriviamo a La Paz nel pomeriggio. L’ingresso in città è molto faticoso. Ci accoglie un caos e una povertà sorprendenti. Nella periferia è tutto percorso sterrato, e sembra che le persone siano tutte riversate sulle strade, che dentro le case non ci sia nessuno. Che il vivere insieme di questa periferia della capitale stia tutto in quei due metri, tra il traffico delle auto e i marciapiedi. Sulla strada le auto si contendono confusamente lo spazio lasciato libero dai collectivos, taxi per 8-10 persone ammassati l’uno sull’altro per le strade e i ponti di La Paz. Un po’ di respiro lo troviamo arrivando dalla zona di El Alto, da cui possiamo goderci la vista sulla città. Le vette andine innevate lontanissime sullo sfondo e, sotto di noi, un tappeto di case rossastre, come i mattoni con cui sono costruite.
Per oggi ci accontentiamo della vista dall’alto e di qualche foto panoramica. Domani avremo il tempo per osservarla più da vicino.

qui le foto di Ugo
qui il video di Luca



Daniele Tagliavia




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