Ha visitato 115 paesi e attraversato 13 deserti. Dalla metà degli anni ottanta a oggi ha percorso 35mila chilometri in moto nel deserto del Sahara, 125mila in auto tra Africa, Oriente e Sudamerica. È Sandro Garavelli, il capo della spedizione Partesa On The Road 20°, che a Febbraio 2011 ci porterà a spasso per tutto il Sudamerica da nord a sud, da Quayaquil a Ushuaia. Gli abbiamo chiesto di portarci con l’immaginazione alla partenza del viaggio, di raccontarci i dettagli dell’avventura di Partesa On The Road 20°. Perché proprio il Sudamerica? Perché si trattava di festeggiare in grande, e per la Grande Consegna Partesa si è data un obiettivo ambizioso ed evocativo: Ushauaia, la “fin del mundo”. «Ho accettato volentieri di condurre la spedizione in sudamerica - ci racconta Sandro – perché è un continente affascinante, e perché l’umanità della gente che vive li è simile alla nostra, ci assomiglia. E poi per il paesaggio che ci accompagnerà per tutto il viaggio: montagne, laghi, mare, vulcani, territori incontaminati».
Sandro ha visitato il Sudamerica moltissime volte, a lui dunque il compito di tracciare l’itinerario. «Sicuramente - mi racconta quando gli chiedo quali sono le tappe più belle - la parte peruviana è quella più emozionante: la costa Pacifica, poi Cuzco, Machu Picchu e lago Titicaca. E poi c’è La Paz, capitale della Bolivia, che per me è stupenda».
Che ritmo di marcia hai programmato per il nostro viaggio?
«Ho cercato di dare un ritmo che ci consenta di vedere tutto ciò che ci sarà intorno a noi. Ho immaginato un percorso adatto ai nostri mezzi: il Massif e l’Eurocargo E5 di Iveco».
Descrivici quale sarà la nostra giornata tipo, lì in Sudamerica.
«Ovviamente viaggeremo sempre di giorno. Muoversi di notte in queste zone sarebbe troppo pericoloso. La mattina la sveglia suonerà abbastanza presto, poi cercheremo di percorrere circa il 60% del tragitto prima di pranzo. Poi una sosta veloce per mangiare e a destinazione non più tardi delle 18».
Durante il viaggio attraverseremo le Ande, e in alcune giornate sono previsti anche 400 chilometri di passi andini, quali i possibili rischi?
«Per noi dell’equipaggio il rischio più grosso invece è il cosiddetto “mal di montagna”. L’abbassamento della concentrazione d’ossigeno, soprattutto quando d’improvviso si sale dal mare ai 4500 metri d’altitudine, può creare dei problemi».
È arrivato il momento di congedarmi ma prima chiedo a Sandro, che il mondo l’ha veramente visto tutto, se c’è un posto, tra le nostre tappe, dove non vede l’ora di tornare. «Il ghiacciaio del Perito Moreno» mi dice sorridendo. Non mi resta che ringraziarlo per avermi portato con l’immaginazione fin laggiù, anche se non vedo l’ora di ritrovarlo fra un paio di mesi a Milano, quando sarà il momento di partire davvero.
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